DOMANDE E RISPOSTE

Giggi Zanazzo

Luigi Antonio Gioacchino, detto Giggi, Zanazzo nacque a Roma il 31 gennaio 1860ed abitò nel rione Campitelli, uno dei più popolari della città, attiguo al ghetto.
Ancora oggi è considerato il continuatore della scuola poetica del Belli, dal quale certamente riprese molto della sua vena satirica anche se non raggiunse mai il genio del maestro nel campo della poesia.
Sin da giovanissimo scrisse sonetti e racconti ed alcuni di questi incontrarono un grande successo. Tra questi ricordiamo tra tutti La Guardia Nazionale e 'N'inforntata ar Teatro Nazionale pubblicati nel 1886.
La sua fama di poeta dialettale valicò presto i confini della Capitale tanto che fu invitato a Milano per rappresentarvi la maschera di Rugantino. La sua vena poetica era alimentata dalla capacità di cogliere il particolare che si cela nella vita quotidiana, grazie anche ad un non comune senso d'osservazione. Molti dei suoi migliori sonetti e delle commedie si ispirano a modelli popolari realmente vissuti sia pure reinterpretati.
Zanazzo affermava che la poesia dialettale non poteva vivere fuori dalla tradizione popolare così come non poteva rappresentare fatti che fossero completamente alieni dalla vita di tutti i giorni. Infatti la stragrande maggioranza delle sue opere sono dedicate alla vita popolare della Capitale. Tra questi ricordiamo Proverbi romaneschi (1886), Giggi pe' Roma (1886), Giggi pe' Trastevere (1887), Ritornelli romaneschi (1888), Novelle favole e leggende romanesche (1907), Usi costumi e e pregiudizi del popolo di Roma (1908).
Fu proprio nel campo della saggistica che raggiunse quei traguardi che solo in parte la poesia gli aveva concesso. Grazie alla sua acuta trasposizione dei vizi, delle virtù dei pregiudizi e delle tradizioni del popololo possediamo ancor oggi una importante memoria dei tempi passati, una raccolta di usi e costumi che altrimenti sarebbero andati persi.

Nel 1887 fondò Il Rugantino e successivamente un altro periodico: Il Casandrino in dialetto romanesco , che però non ebbe il successo sperato. Si dedicò anche al teatro, scrivendo diverse commedie, rigorosamente in dialetto romanesco. Tra queste ricordiamo E' re gobbetto (1885), Li Maganzesi a Roma (1887), L'amore in Trastevere (1888). Morì a Roma il 13 dicembre 1911.

Michele Rossanigo

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