DOMANDE E RISPOSTE

Ab Urbe Condita
(ovvero sulla storia della fondazione della città)

Germana, immagino per caso o forse cercando notizie su Roma, si è imbattuta in queste pagine e mi ha scritto richiedendomi informazioni sulla nascita di Roma e sulla leggenda che l'accompagna.
Naturalmente mi sono messo subito alla ricerca di qualcosa che potesse riguardare il sito in generale ed in particolare la richiesta di questa amica che aveva dimostrato un comune interesse per le leggende della Città.

Iniziamo con il dire che la fondazione di Roma la si fa coincidere con il 21 aprile del 753 o forse 754 A.C.. Per i Romani, naturalmente, la città per eccellenza era Roma che veniva definita Urbs per cui l'abbreviazione A. U. C. Ab Urbe Condita significa dalla fondazione di Roma .
A questo proposito si legga l'ode carducciana :
«Te redimito di fior purpurei
april te vide su 'l colle emergere
da 'l solco di Romolo torva
riguardante su i selvaggi piani ;
te dopo tanta forza di secoli
aprile irraggia, sublime, massima ;
e il sole e l'Italia saluta
te, Flora di nostra gente, o Roma...»

Carducci, Nell'annuale della fondazione di Roma.
Veniamo, dunque alla leggenda vera e propria.
Il mito narra che forse Roma non sarebbe mai esistita se il cesto su cui Romolo e Remo erano stati posti per farli perdere nelle acque del Tevere non si fosse arenato sotto un fico ai piedi del colle Palatino dove una lupa, miracolosamente apparsa, non li notò e, invece di cibarsene, decise di adottarli e crescerli.
Questa leggenda è stata narrata per la prima volta nel terzo secolo avanti Cristo da Diocle di Pepareto, scrittore greco al quale successivamente si ispirò lo storico romano Quinto Fabio Pittore.
A rendere nobili le origini dell'Urbe ci pensò più tardi Plutarco quando i Romani, conquistando gran parte dell'Italia, sentirono la necessità di natali di stampo divino.
Plutarco narra che Tarchezio, crudele re degli Albani, aveva ordinato al suo suddito Terazio di uccidere i due gemelli nati dalla relazione tra una schiava della figlia ed un inaspettato fallo che si era materializzato nella casa infatti l'Oracolo gli aveva predetto che dalla relazione sarebbe nato un uomo che si sarebbe imposto su tutti per valore e fortuna.Il sicario del re, però, non aveva avuto il coraggio di agire abbandonandoli dove poi li aveva trovati la lupa.
Raccolti ed allevati da un pastore, qualche anno più tardi i due ragazzi uccisero il malvagio re.
A confermare ulteriormente le origini divine, la leggenda narrata da Virgilio vuole che i gemelli fossero figli di Rhea Silvia discendente da Venere e da Enea.
Al di là del mito, che trova le proprie basi in tutta un'altra serie di leggende mediterranee : in Grecia la ninfa Tiro aveva generato i gemelli Pelia e Nereo da una relazione con Poseidone ma, temendo l'ira della matrigna, li aveva poi abbandonati e questi erano stati allattati da una giumenta e da una cagna, il simbolo del lupo era già presente presso gli etruschi ; sulle tombe di Golini I ad Orvieto e di Orco II a Tarquinia è raffigurato il dio Aita che veste una pelle di lupo. D'altra parte il lupo era simbolo anche di Soranus divinità sabina del monte Soratte che presiedeva attraverso i suoi sacerdoti all'annuale cerimonia di purificazione in cui gli Hirpi Sorani, così erano chiamati i cerimonianti, usavano camminare su carboni ardenti per purificare ed infondere forza benefica alla comunità. L'animale, poi, era sacro anche a Mamers divinità che secondo il mito era il padre dei gemelli.
Cicerone nel De Divinatione ci illustra come questa divinità fosse assimilabile al Marte, dio della guerra, romano.
Nella lupa romana si fondono, allora, diversi simboli che appartengono a diverse culture e questa, in sintesi, sembra essere la tesi più accreditabile visto anche che l'animale tutelare dei romani fondeva insieme non solo le caratteristiche etrusche e sabine con quelle romane, ma anche nel nome Luperca , erano rintracciabili la radice lup dell'etrusco e la parola latina hircus che significa capro. Ancora una volta si torna al significato purificatorio del lupo ed a quello sacrificale del capro.
I Sabini utilizzavano il termine hirpus ad indicare il lupo ma foneticamente la c dura veniva trasformata in p per cui l'hirpus sabino era assimilabile all'hircus latino ovvero il lupo al capro!Le analogie tra le diverse divinità, che ritrovavano nel lupo le proprie sembianze e nel capro la vittima sacrificale, ed i diversi culti di quei popoli che all'epoca abitavano la zona tra Toscana, Umbria e Lazio sono quindi chiare e rendono evidente quale sia il simbolismo della lupa.Il simbolismo dell'acqua alla quale vengono affidati i gemelli è rintracciabile nella purificazione alla quale si deve essere sottoposti mentre il fico rappresenta l'ideale contatto tra gli elementi cielo e terra e le sue radici penetrano gli inferi dimensione del divino.
Recentemente la revisione che spesso riguarda la storia, ha toccato anche la leggenda perchè, lungi dall'essere argomento esaurito, le origini di Roma e la vicenda di Romolo e Remo sono ancora fonte di dibattito anche storico. Si è detto che la lupa, al di là da qualsiasi simbologia, fosse in realtà impersonata da una prostituta per cui la nascita della città sarebbe dovuta a figli di nessuno . Quest'ipotesi, non solo sarebbe sicuramente invisa ad un antico romano ma anche noi, per semplice pregiudizio ed al di là di qualsiasi oggettività, la scarteremo preferendole una visione più nebulosa e romantica

Ho avuto la curiosità di andarmi a rileggere la leggenda che, attraverso le successive modifiche, è giunta fino a noi ma non ho potuto riportarla interamente. Chi volesse ulteriori suggerimenti in proposito può liberamente contattarmi. Ringrazio intanto Germana che mi ha dato lo spunto per affrontare un argomento che avevo trascurato e che cercherò di arricchire ulteriormente in futuro e le consiglio, se vuole avere una visione più completa di consultare il libro di Pietro Zullino, I sette re di Roma , edizioni Rizzoli 1986.

Michele Rossanigo

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